Tappa 9 – La Misericordia in 4 movimenti d’amore

La misericordia, dimensione fondamentale della vita spirituale cristiana. Come vivere questa dimensione spirituale? Possiamo viverla solo se fissiamo…

La misericordia, dimensione fondamentale della vita spirituale cristiana. Come vivere questa dimensione spirituale? Possiamo viverla solo se fissiamo lo sguardo su Gesù, il volto della misericordia del Padre, che ci mostra la misericordia di Dio nei confronti di ogni uomo attraverso quattro movimenti d’amore.

 

I primi due movimenti della misericordia nella parabola del Padre misericordioso (Lc 15,11-32). Il Padre buono della parabola raccontata da Gesù dà in eredità ai suoi due figli la sua stessa vita e la libertà. Questi due giovani sprecano questa grazia cercando un’autonomia dal padre che li porterà inesorabilmente alla schiavitù. Ma nonostante il loro allontanarsi, questo Padre misericordioso si muove per amore verso di loro: verso il figlio minore correndogli incontro appena lo vede in lontananza, abbracciandolo, baciandolo e ridonandogli la piena dignità di uomo e figlio (i segni di questa dignità sono il vestito, i sandali, l’anelo e la festa per averlo ritrovato); verso il figlio maggiore, che si crede “il giusto” e si permette di giudicare senza sapere niente del fratello minore, uscendo “a pregarlo” di entrare alla festa della misericordia, a condividere la festa per questo ritorno alla vita vera e libera di questo figlio che si era perduto ed è stato ritrovato, era come morto ed è tornato in vita. Correre incontro a chi ha sbagliato (perdonandolo e riammettendolo nella propria relazione ridonandogli la dignità di figlio e di fratello perduta) e uscire a pregare chi si crede giusto, che giudica tutto e tutti senza remissione, che fa fatica a perdonare il prossimo che sbaglia, perché entri nella festa-logica del perdono e della misericordia ricostruendo così un’autentica fraternità.

 

Il terzo movimento della misericordia nella parabola del Buon Samaritano (Lc 10,29-37). Di fronte all’uomo ferito, che siamo in fondo tutti noi, feriti esteriormente dalla ferite della sofferenza o della malattia e interiormente dalle ferite inferte al nostro cuore dalla cattiveria degli altri, il Buon Samaritano si “muove” fermandosi. A differenza del sacerdote e del levita, che visto l’uomo ferito “passarono oltre” (vivendo in questo modo quella che papa Francesco chiama la cultura dell’indifferenza e dello scarto), egli vede e si ferma chinandosi su quell’uomo ferito che ci rappresenta, si fa prossimo per curarlo e sanarlo, si fa vicino a quel ferito per non abbandonarlo più, anzi per portarlo sulle proprie spalle, condividendo la sua sofferenza e dandogli spazio nel proprio cuore fino a pagare di tasca.

 

Il quarto movimento della misericordia nelle due parabole del pastore che va in cerca della pecora smarrita e della donna in cerca della moneta perduta (Lc 15,1-10). È il movimento d’amore della ricerca instancabile di chi si è perso da parte del Padre misericordioso, una ricerca che Dio non smetterà di fare con nessuno, fosse lontano mille miglia da Lui, perché per questo Padre misericordioso ogni uomo è il suo tesoro più prezioso. Vivere questi quattro movimenti d’amore può essere davvero il modo più bello e più ricco per poter far sperimentare a chi ci incontra la misericordia di Dio. Ma prima di tutto, è necessario che noi per primi meditiamo la misericordia di Dio verso noi stessi e, con gioia e umiltà, la accogliamo nella nostra esistenza cristiana. Infatti, solo se diventiamo consapevoli, di essere rivestiti di debolezza possiamo sentire sulla nostra pelle la giusta compassione per quelli che sono nell’errore”, o hanno sbagliato, o hanno commesso qualche peccato, magari anche verso di noi. Solo se ci sentiamo perdonati possiamo perdonare; solo se ci sentiamo amati possiamo amare; solo se abbiamo sperimentato la misericordia del Padre buono possiamo essere, come Lui, misericordiosi verso gli altri. Non smettiamo mai e chiediamo di correre incontro, di uscire a pregare di entrare nella festa-logica della misericordia, di superare la pretesa di essere i soli giusti, di vedere e fermarsi davanti alle ferite dell’uomo d’oggi; non stanchiamoci mai di cercare chi si è perso. Facciamo questo semplicemente perché desideriamo amare sinceramente! Chiediamo la grazia di arrestare mai il nostro passo verso la misericordia di Dio per imparare ad aver misericordia verso gli altri, per poter mostrare con gioia sul nostro volto le tracce del volto di Gesù, volto della misericordia del Padre. Allora, la misericordia riuscirà davvero a “spezzare il cerchio dello spazio e del tempo per inserire tutto nel mistero eterno dell’amore” (Bolla di Indizione, Misericordiae vultus, n. 7).

 

Qualche domanda per la riflessione personale o di gruppo…

La parabola del Padre misericordioso ci mostra un Dio che sempre ci corre incontro per abbracciarci e sempre esce per pregarci di entrare alla festa-logica della misericordia: siamo capaci di fare come Lui? Ci è capitato di “correre incontro” a qualcuno che magari ci aveva offeso o ferito per usargli misericordia e compassione, per fargli sentire la nostra accoglienza come un abbraccio capace di dirgli che per noi è tornato in vita? Abbiamo fatto esperienza di “uscire fuori a pregare” qualcuno che si crede sempre giusto, che ha il cuore duro e incapace di  accogliere gli altri? Quali ostacoli ci hanno impedito di correre incontro e di uscire a pregare qualcuno a cui avremmo desiderato donare misericordia? 
La parabola del Buon samaritano ci mostra un Dio che sempre si china sulle nostre ferite d’amore, che non passa oltre a ciò che soffriamo, ma che si fa vicino “fermandosi” a curare la nostra fatica di vivere, portandoci sulle spalle e pagando di persona: siamo capaci di fare come Lui? Ci siamo alle volte “fermati” sulle ferite d’amore di qualche amico, per curarlo, per accompagnarlo, per non lasciarlo solo a soffrire, anche se questo ci ha chiesto di pagare il prezzo del nostro tempo dedicato a lui? Abbiamo fatto esperienza anche di “passare oltre” a qualcuno che ci chiedeva aiuto? Cosa ci ha impedito di fermarci da lui per soccorrerlo?
Le parabole del Buon pastore che va in cerca della pecora smarrita e della donna che cerca la moneta perduta ci mostrano un Dio che instancabilmente continua a cercarci quando siamo smarriti e, trovatici, fa festa con noi e per noi: ci siamo sentiti cercati da Dio Padre? Siamo disponibili a cercare instancabilmente quei nostri amici magari smarriti, persi, che non riescono a dare un senso positivo alla loro vita? Che ostacoli o che paure emergono in noi quando ci mettiamo alla ricerca instancabile di qualcuno che è smarrito, che sembra perso, che non trova mai la sua autentica felicità?

 

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