Don Michele Falabretti: «Il “si è sempre fatto così” non regge più. Le CP? Sono strategiche»

«Forse sarà più difficile di un anno fa, ma non possiamo non annunciare il Vangelo in questo tempo, anche se contraddistinto dalla pandemia». Parole di don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile, ospite “da remoto” al secondo incontro del corso diocesano per catechisti svoltosi nelle otto Foranie del territorio diocesano. Don Falabretti ha dialogato con don Daniele Antonello – direttore dell’ufficio di P.G. dell’Arcidiocesi udinese – su quattro parole-chiave messe fortemente in discussione dagli effetti dell’emergenza sanitaria: annuncio, cura/prossimità, comunità e soluzioni nuove.

«In ogni epoca l’annuncio ha le sue proprie difficoltà. Pensiamo a chi, duemila anni fa, è partito solcando il mare portando con sé soltanto l’esperienza di Cristo risorto». Per don Falabretti la pandemia ha avuto gli effetti «di un evidenziatore: ha evidenziato qualcosa che era già in atto, portando a galla che il clima di “secolarizzazione” stava serpeggiando sempre di più. Davanti a questa evidenza – ha proseguito Falabretti – cade il mito dell’uomo invincibile e dell’uomo solo. In questo senso le Collaborazioni Pastorali sono strategiche, perché permettono di innalzare le competenze».

In questo tempo vari aspetti della vita quotidiana si sono ricalibrati e, talvolta, radicalmente modificati. Compresa la liturgia. «L’Eucaristia è fatta per unire, ma siamo nel tempo del distanziamento. Io penso – ha affermato Falabretti – che la Messa domenicale non sia sempre solo un punto di partenza, ma anche un punto di arrivo: per i nostri giovani sarà nuovamente un punto di riferimento per la comunità anche quando potremo viverla pienamente come comunità».

Un’ultima sottolineatura, dal carattere molto pastorale, è stata riservata ai linguaggi. «Non possiamo pensare di continuare a “travasare” sul web ciò che prima facevamo off-line: il digitale funziona con dinamiche completamente diverse. Un’ulteriore evidenziazione della pandemia è che non sappiamo usare bene i linguaggi del nostro tempo».

Per approfondire:

 

 

 

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